"Déesse": da icona dell'auto a maniglia di design in edizione limitata
Da automobile iconica, simbolo degli anni della grande creatività della Citroën e del suo stilista (varesino) Flaminio Bertoni, a oggetto insospettabile di uso comune: una maniglia, in questo caso.
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Sì, la bellissima sagoma della «Dea», che impropriamente nella vulgata viene denominata «Squalo» (Bertoni in realtà prese spunto dal profilo di un pesce normale, non dal predatore dei mari), sarà ora sfruttata per aprire e chiudere le porte. L’idea è di Dodo Arslan, italiano di origini armene, annoverato da Taschen tra i 90 designer e produttori più importanti al mondo, che vive e lavora tra l’Italia e la Florida.
Flaminio Bertoni diceva che «l’ispirazione è una manifestazione particolare che può presentarsi in tutti i momenti, è un getto spontaneo proprio a ciascun creatore e dunque un dono che fa d’un creatore quello che è». Da questo concetto è scaturita la scintilla che ha permesso di arrivare alla maniglia attraverso una rielaborazione della silhouette della carrozzeria e i necessari passaggi di ordine tecnico-tecnologico: il vernissage del manufatto avverrà sabato 24 giugno alle 10.30 a Volandia (a fianco del T1 di Malpensa), dove c’è anche il museo dedicato a Flaminio Bertoni. «Il progetto – racconta Arslan – è nato in seguito alla serata della Varese Design Week nella quale presentai i miei progetti per Mandelli 1953 dopo aver ascoltato l’incredibile storia di Bertoni, raccontata dalla curatrice del museo. Sono sempre stato innamorato della magnifica Déesse de la route, come la chiamavano e la chiamano tuttora i francesi: appunto la Citroen Ds nome che, pronunciato in francese, suona déesse».
La Dea è un’auto senza tempo. Dopo aver sorpreso tutti alla sua apparizione (Salone dell’automobile di Parigi del 1955), è stata un successo commerciale, ha servito presidenti (De Gaulle grazie alla sua solidità e alla sua insospettabile agilità riuscì a sfuggire al famoso attentato) e gente di ogni rango ed età. Oggi sopravvive grazie ai club dedicati e al fatto che ha stregato pure le nuove generazioni. «A me la passione l’ha trasmessa mio padre, ingegnere meccanico che aveva solo Citroën: pure lui era affascinato dall’innovazione e dall’anima che Bertoni aveva impresso al marchio. In particolare era stregato dalla Ds, che per Bertoni era una scultura e un’opera d’arte, tanto che alla Tv francese dichiarò che «la carrozzeria è un nucleo, un insieme che nasce nella mente del carrozziere, poi si comincia a rovinare quel nucleo meraviglioso per aggiungervi le ruote, i vari aggeggi e quella cosa orribile che è il motore».
Colpito da quelle parole, Arslan, rientrato da Varese, si è subito messo a «spogliare» la Dea di tutto, tranne il vestito, lasciando alle sue forme perfette solo la ruota anteriore. È stata tramutata in asse di rotazione della maniglia. «A questa intuizione – riprende il designer – hanno fatto seguito una settimana di ricerca e disegni. Quindi, per raggiungere le proporzioni in equilibrio tra eleganza ed ergonomia, sono seguiti modelli in carta, in plastilina, in polistirolo e infine in legno per realizzare il master per la fusione». I tempi sono stati rapidissimi per assecondare l’entusiamo dell’Associazione Bertoni e di Mandelli. «Ho lavorato esclusivamente a mano, spinto dal desiderio di rendere un vero e proprio tributo a Bertoni e alla sua storia di scultore-designer. L’approccio scultoreo mi è stato suggerito dalla natura stessa del progetto maniglia, che ritengo raggiunga il risultato più efficace passando esclusivamente per le mani. Il punto delicato era trovare una sintesi delle linee della DS, togliendo tutto il possibile, senza perdere il “nucleo meraviglioso” come lo chiamava Bertoni. Superata la fase di studio e scultura del volume, sono state necessarie parecchie prove di fusione per arrivare alla soluzione ideale che evitasse i ritiri e le imperfezioni tipiche del processo e che consentisse successivamente di ottenere una perfetta levigatura e lucidatura. L’ultima fase della lavorazione ha comportato lo studio della foratura della sede per il perno, la tornitura dello stesso e l’assemblaggio».