Design in your hands
Piero Portaluppi
Piero Portaluppi nasce a Milano il 19 marzo 1888. Nel 1910 si laurea presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Sarà poi professore ordinario di composizione architettonica dal 1936 e preside della Facoltà, per 21 anni, fra il 1939 e il 1963. Da giovane, i suoi lavori più importanti sono le numerose centrali elettriche che progetta e costruisce lungo l’arco alpino, grazie allo stretto rapporto con il suocero, l’industriale Ettore Conti; il grosso della sua produzione è però legato a Milano, la città dove opererà tutta la vita.
Quale architetto della borghesia imprenditoriale milanese, nell’intervallo fra le due guerre realizza, fra gli altri, il Palazzo con arco in corso Venezia, il Planetario Hoepli, il Palazzo della Banca Commerciale Italiana in largo Mattioli, il Palazzo INA in piazza Diaz e il Palazzo Crespi in corso Matteotti, oltre a Villa Necchi Campiglio, Casa Corbellini-Wassermann e al restauro di Casa degli Atellani, la residenza di Conti dove pure Portaluppi abitava; restaura anche la Pinacoteca di Brera, la basilica di Santa Maria delle Grazie e, nel secondo dopoguerra, interviene su altri edifici storici di rilievo, come il convento di San Vittore, che diventa il Museo della Scienza e della Tecnica, e l’Ospedale Maggiore, che diventa l’Università Statale.
Altri suoi lavori sono stati demoliti: ad esempio, la Piccola Scala; su un suo intervento camminiamo ogni giorno: il sagrato di piazza Duomo. Altri ancora sono rimasti su carta, a testimoniare la sua visione scettica sulla modernità e sul fenomeno dell’urbanesimo: il grattacielo S.K.N.E. (scappane), il quartiere di Allabanuel e la città utopica, e infernale, Hellytown.
“Tutta l’architettura è geometria, nel sogno, nel pensiero, nella rappresentazione, nella traduzione, nella realizzazione, nel compimento”, scriveva. Ma Portaluppi non era soltanto un architetto. Lui stesso si definiva un uomo da 25 carriere, e parlava di sé come caricaturista, illustratore, filatelico, statistico, viaggiatore, gnomonico, enigmista. E naturalmente cineamatore. Visse a Milano fino al giorno della sua morte, il 6 luglio 1967.